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Il rumore di una provocazione

Il rumore di una provocazione

Con l'avvento di internet, il mondo del commercio ha subito cambiamenti drammatici. Se fino a vent'anni fa gli acquisti online sembravano cose pericolosissime e senza certezza alcuna, fra dati bancari in viaggio senza protezioni e sistemi ancora non sviluppati di protezione di acquirenti e venditori, oggi nel 2019 le vendite online in Italia riguardano il 62% del totale della popolazione, dati peraltro in minoranza rispetto il 69% della media europea.
Così le pratiche per effettuare acquisti sono cambiate: se prima bastava dirigersi in un negozio fisico e valutare le varie proposte di prezzo fra un negozio e l'altro, ormai si dà per scontato che online costi meno e il negozio è solo un passaggio dove vedere come calza una scarpa, o quale taglia è migliore di un vestito, per poi uscire senza comprare e usare lo smartphone per ordinare.

La provocazione di un commerciante

Chi gestisce le spese di un negozio fisico, però, non è cieco e spesso si accorge di tutte queste dinamiche. I potenziali clienti che entrano, provano tante cose, poi escono senza comprare nulla aumentano a dismisura e c'è chi fotografa, misura, segna. Così a Sarzana parte la provocazione dei negozi fisici contro l'online, da un venditore di scarpe, destinata a creare rumore, più di quanto ne abbia già creato.
La provocazione consiste nel far pagare 10 euro a chi prova scarpe e abiti firmati, così da scoraggiare i cosiddetti "furbetti" che entrano, provano e poi escono per effettuare l'acquisto online. Una soluzione decisamente aggressiva, che tuttavia è stata studiata: se il cliente che ha effettuato la prova non vuole acquistare nulla, avrà i 10 euro come sconto sui prossimi acquisti e un ulteriore sconto da usare entro un mese dalla data di rilascio.
Secondo il commerciante "Da quando chiedo 10 euro, tanti se ne sono andati e le vendite sono aumentate", ammette, così che l'iniziativa pare possa non solo essere il segnale di reazione di un mercato che soffre sempre di più, ovvero quello dei negozi fisici, ma un'iniziativa in grado di attecchire altrove, così da scoraggiare le vendite online e finalmente dare il giusto credito a chi investe soldi nell'affitto e nella manutenzione di uno store fisico.

L'e-commerce e il mercato fisico

I rapporti fra il vecchio sistema di compravendita e le nuove soluzioni online non sono mai stati molto buoni. Già dai primi momenti era ovvio che l'acquisto in negozio fisico, per via di tasse e spese extra, sarebbe stato meno conveniente di quello online, dove il rischio di non ricevere il prodotto nelle giuste specifiche desiderate, oppure avere problemi poi nel reso e nell'eventuale assistenza post-acquisto spesso valeva la pena per risparmiare. Con le nuove "tattiche" del cercare negozi fisici dove provare effettivamente gli oggetti per sincerarsi di stare facendo la scelta giusta, ormai il negozio fisico diventa una "cabina di prova" di colossi dell'e-commerce e non solo.
È del tutto plausibile, quindi, che per contrastare queste pratiche sicuramente poco corrette, sia necessaria una qualche reazione da parte dei commercianti. Sicuramente, quindi, questa provocazione non è la prima e non sarà l'ultima.




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